Un autunno d’agosto – Agnese Pini

Questa è la storia di Palmira, bisnonna dell’autrice, e di tutte le altre centocinquantotto persone (in gran parte donne e bambini, dovevano essere centossessanta, una si salvò) che furono uccise dai nazisti a San Terenzo Monti il 19 agosto 1944. In quell’estate lungo la linea gotica si consumò la parte più crudele della guerra in Italia, vedi anche pochi giorni prima l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, paese dell’Alta Versilia, luogo a 14 km da quello dal quale scrivo, e l’eccidio di Marzabotto, a fine settembre dello stesso anno.

Agnese Pini (Carrara, 1985) attraverso questo libro, il suo primo pubblicato nel 2023, narra la storia della sua famiglia per tenere viva la memoria della resistenza civile della nazione, cosa che come lei stessa dichiara nelle interviste, “si può fare solo restituendo dignità al destino degli ultimi, e questo è un libro dedicato proprio a loro, che sono l’ossatura forte e imperfetta di tutto il nostro presente”.

Un romanzo civile dunque, ma anche storico e familiare, con tutta una serie di personaggi che diventano romanzeschi per la forza e l’umanità della stessa narrazione. Questa brutta vicenda, la Pini l’ha sempre sentita raccontare per casa da sua nonna e da sua madre, e un giorno di qualche tempo fa – complice il suo lavoro di giornalista, tra l’altro la Pini è la prima donna in 160 anni a ricoprire il ruolo di direttrice del quotidiano “La Nazione” – si è decisa a metterla nero su bianco, non prima di essersi finalmente recata a San Terenzo, in Lunigiana, paese di poche centinaia di abitanti situato tra Liguria, Emilia e Toscana.

Il terzo capitolo si apre così:

C’è un episodio che la nonna Iolanda raccontava spesso, l’aveva spaventata al punto che per giorni non era più voluta uscire. Accadde all’inizio dell’estate del ’44, una sera all’imbrunire. […] Per arrivare a casa, Iolanda aveva tagliato su uno sterrato che costeggiava il promontorio a picco sul mare, da cui si vedevano il castello di Lerici, col profilo biancheggiante di spuma marina, e il golfo con le sue tre isole: la Palmaria, il Tino e il Tinetto, che è poco più che uno scoglio. A seconda della stagione, il sole al tramonto precipita in mezzo all’una o all’altra delle isole, accendendo il mare di una luce brillante e compatta che finisce per fonderlo alla linea dell’orizzonte. […] Se ne accorse troppo tardi: le divise delle SS erano sagome nere nel sole del tramonto. Mia nonna ricordava: il teschio sull’elmetto, il pugnale dentro gli stivali, la pistola mitragliatrice sulla spalla, un nastro di proiettili che circondava il busto, fino al fianco. Quanti erano? Più di dieci, almeno. […] Fu allora che scorse il cadavere di un uomo: se ne stava sdraiato con la faccia in giù – la faccia non si vedeva, era girata verso la radura di canne – aveva la nuca coperta da ciuffi di capelli grigi e radi, una camicia a quadri marroni, i pantaloni erano risaliti dalle caviglie bianche e nude fino ai polpacci. Da sotto la camicia, una chiazza di sangue violaceo si diluiva in rivoli più tortuosi e sottili mano a mano che si allontanavano dal corpo, fino a venire assorbiti dalla polvere e dal ghiaino. Iolanda ricordava bene che, con i suoni rauchi di quella lingua che non aveva mai perdonato, le chiesero i documenti.”

Nei decenni successivi a questi sanguinosi crimini di guerra c’è stata un’assoluta assenza di giustizia, cosa che ha impedito ai parenti, alle famiglie toccate dalle tragedie, di avere una verità che in qualche modo restituisse valore e dignità alle vittime, di conseguenza anche al ramo familiare sopravvissuto, come lo stesso della Pini. Questo questo, libro scritto in memoria di una bisnonna morta a cinquantotto anni ad opera dei nazisti che con la loro assurda regoletta dieci italiani per ogni tedesco rivendicarono l’agguato mortale a sedici loro commilitoni, si prefigge di dar voce a una sorta di giustizia universale, sebbene tardiva, attraverso la memoria di persone innocenti trucidate nei luoghi ove è più naturale sentirsi al sicuro, nelle loro case, nel borgo nativo.

Un libro che può far male ma che è necessario leggere perché tiene viva quella parte di storia di cui per molti anni si era arrivati a non parlare neanche più. Buona lettura,

Lida

TITOLO: Un autunno d’agosto – pag 245

AUTORE: Agnese Pini

EDITORE: Chiarelettere

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